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Il corallo arancione torna a Bagnoli nonostante l'inquinamento
Grazie al trapianto di decine di colonie
Grazie a un'operazione di restauro dell'ecosistema marino, il corallo arancione endemico del Mediterraneo (Astroides calycularis) è tornato a vivere nei fondali di Bagnoli, in un'area del Golfo di Napoli ancora fortemente degradata da decenni di inquinamento industriale: le colonie trapiantate hanno infatti ripreso a crescere e riprodursi, come dimostra lo studio pubblicato sulla rivista Marine Environmental Research dal gruppo di ricerca di Luigi Musco, professore di zoologia all'Università del Salento, in collaborazione con la Stazione Zoologica Anton Dohrn e l'Università Federico II di Napoli. I ricercatori hanno raccolto 88 colonie di Astroides calycularis naturalmente cadute sui fondali del Golfo di Napoli e le ha trapiantate nel Sito di Interesse Nazionale di Bagnoli-Coroglio, un'area storicamente contaminata da attività industriali e dove il corallo era storicamente presente, almeno fino al 1946, prima della fase industriale. Dopo quattro anni, quasi un terzo delle colonie è sopravvissuto, raddoppiando il numero di polipi che le compongono, triplicando la superficie occupata e, dato eccezionale, riproducendosi, dando vita a nuove giovani colonie in un ambiente considerato altamente ostile. Si tratta di un risultato di grande rilievo nel campo del restauro e della conservazione delle specie formatrici di habitat del Mediterraneo. "Il successo del trapianto - commenta la ricercatrice Francesca Necci, prima autrice dello studio - mostra il potenziale della specie come strumento di riqualificazione ecologica, offrendo un modello replicabile anche in altri siti mediterranei in difficoltà". "I risultati dimostrano che il corallo non solo resiste, ma può contribuire a ricostruire habitat complessi anche in zone non ancora bonificate", aggiunge Musco. "Questa scoperta apre nuove prospettive per gli interventi di restauro in aree costiere che ancora necessitano di azioni di ripristino ambientale".
A.F.Rosado--PC