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Divide il debutto di Zelmira al Rossini Opera Festival
A Pesaro 10 minuti di applausi ma non convince regia di Bieito
(di Federica Acqua) Oltre dieci minuti di applausi e ovazioni hanno salutato il 10 agosto all'Auditorium Scavolini di Pesaro la prova del cast e del direttore d'orchestra Giacomo Sagripanti nel debutto in Zelmira, spettacolo inaugurale del 46/o Rossini Opera Festival. Ma la regia di Calixto Bieito non ha convinto il pubblico, che ha manifestato la sua contrarietà con molti buu. A fronte di un'interpretazione vocale impeccabile a partire da Anastasia Bartoli, nel ruolo del titolo, seguita da quella di Marina Viotti (Emma), con duetti da brivido applauditi a scena aperta, cui hanno fatto da contraltare le ottime prestazioni degli altri protagonisti - Enea Scala (Antenore), Lawrence Brownlee (Ilo), Marko Mimica (Polidoro), Gianluca Margheri (Leucippo), Paolo Nevi (Eacide) e Shi Zong (Gran Sacerdote) - la parte scenografica è apparsa sfilacciata e a volte incomprensibile. Eppure le premesse per una buona riuscita c'erano tutte. Il regista infatti ha rivoluzionato l'Auditorium ponendo il palco al centro sotto forma di pedana semovibile in plexiglas illuminata da sotto, con inserti per ospitare l'orchestra e altre scene. In questo modo i cantanti e i figuranti potevano muoversi su tutti i lati, offrendo al pubblico una visione a 360 gradi, come il coro presente in vari punti delle gradinate o sotto il palco stesso. Un allestimento astratto congruente con la trama dell'opera, fatta più di situazioni e coup de théatre che di narrazioni, incentrata com'è su congiure reali ambientate nell'Antica Grecia che vedono Zelmira ingiustamente accusata del regicidio del padre (che in realtà nasconde in una tomba), e di quello del suo usurpatore, fino al salvataggio finale grazie all'arrivo del marito Ilo. Ma l'idea di movimentare continuamente la scena con figuranti, portatori di altrettanti simboli - da statue ad urne funerarie, da ulivi a quadrati in plexiglas, fino ai più comprensibili elmetti da guerra - ha sortito in realtà più un effetto di distrazione che d'illustrazione della drammaturgia. La mancanza dei soprattitoli, impossibili da proiettare in un allestimento del genere, nonostante l'opportunità offerta dall'organizzazione di scaricare i testi del libretto gratis online, non ha inoltre contribuito a facilitarne la comprensione. Opera di grande coesione ritmica, caratterizzata da armonie inquietanti e improvvise virate che dilaniano l'anima dei protagonisti, magistralmente restituite al pubblico dai cantanti e dalla direzione di Sagripanti sul podio dell'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e del Coro del Teatro Ventidio Basso (preparato da Pasquale Veleno), la messinscena si è avvalsa dei costumi di stampo contemporaneo e militaresco di Ingo Krugler. Neri quelli di Zelmira, che da soldatessa in pantaloni passa ad un'enorme gonna ottocentesca, simbolo della prigione in cui l'hanno rinchiusa i congiurati, come pure quelli del coro e di Emma. Completi neri anche per gli usurpatori che assomigliano a malavitosi, mentre il re Polidoro nascosto in una tomba, appare coperto di cenere. Per il resto ci si è sbizzarriti dalla tunica grecizzante di Azorre assassinato, sempre in scena come simbolo dell'angelo della morte, all'impermeabile trasparente di Leucippo, indossato spesso a torso nudo, fino al completo da incursore di Ilo. Uno spettacolo, che com'è tradizione del Rof, lascia totale libertà espressiva alla messinscena, abbinandola però ad una rigorosa lettura della partitura in cui la ricerca scientifica sulle opere da parte della Fondazione Rossini si sposa all'esecuzione musicale, rappresentando un unicum nel panorama lirico internazionale. Si replica il 13, 16 e il 19 agosto.
E.Borba--PC
