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'Buon viaggio, Marie', on the road verso suicidio assistito
In sala dramedy su eutanasia dopo Almodovar e Gavras
(di Francesco Gallo) Mentre su tutti i giornali tiene ancora banco la discussione sul tragico addio delle gemelle Kessler è in sala 'Buon Viaggio, Marie' di Enya Baroux, delizioso e tenero dramedy su un'eutanasia assistita che vede protagonista l'ottantenne Marie (Hélène Vincent), una donna che, una volta scoperto di essere affetta di un cancro al quarto stadio, rivendica nel segno della sua dignità di avere tutto il diritto di morire quando vuole e senza sofferenza. E siccome in Francia la pratica è ancora illegale, Marie decide così di partire per la Svizzera dove potrà farlo in tutta tranquillità. Fin qui tutto bene, si fa per dire, ma ora il problema è dirlo alla famiglia composta dal figlio Bruno (David Ayala), uomo immaturo lasciato dalla moglie e convinto che presto si riscatterà con un improbabile App da lui ideata, e dalla nipote Anna (Juliette Gasquet), ancora adolescente e in piena crisi esistenziale. Così alla donna resta da dire solo una bugia colossale: quella di dover andare in Svizzera perché sta per ereditare una grossa somma. Da qui un viaggio on the road su un fatiscente camper ereditato dal marito verso la Svizzera con figlio, nipote e un provvidenziale assistente sociale, Rudy (Pierre Lottin), un jolly generoso quanto impacciato appena conosciuto che si mette alla guida del camper e cerca di mantenere unito il gruppo in cui spicca, su tutto, la volontà di Marie di portare avanti il suo progetto. La giovane regista Enya Baroux alla sua opera prima ha dichiarato più volte di essersi ispirata a 'Little Miss Sunshine' (2006) diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris, piuttosto che ai più recenti film sull'eutanasia di Pedro Almodovar (La stanza accanto) e di Costa Gavras (Le dernier souffle) entrambi del 2024. Affrontare un tema così tragico con una commedia, spiega la regista: "Penso sia un modo di sdrammatizzare le mie ansie, per me era impossibile affrontarlo in un altro modo. Trovo che la comicità ti permetta di demistificare le cose, di creare distanza e, a volte, di aprire argomenti di conversazione che potrebbero essere tabù". Ma dietro 'Buon Viaggio, Marie' c'è anche in realtà un omaggio della regista alla nonna: "Volevo scrivere un film sul rapporto che avevo lei, con la sua malattia, il cancro, perché proprio come Marie era diventata molto triste. Ho immaginato così cosa sarebbe successo se avesse avuto la possibilità di scegliere, e questo in una commedia, visto che lei aveva un gran senso dell'umorismo". "All'inizio, - conclude Enya Baroux - pensavo di voler raccontare solo gli ultimi giorni di mia nonna, ma poi ho pensato: e se facessi un viaggio in auto con lei, da dove vive fino alla Svizzera, in camper? Ho immaginato che lo spazio ristretto del camper avrebbe anche permesso comicità e malintesi. Ed è andata proprio così".
A.Motta--PC
