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Nei tumori una spia che li rende resistenti alla radioterapia
Trovarla l'obiettivo del progetto Hi-Roc, per calibrare terapie
Trovare la spia molecolare che rende alcune forme di tumore resistenti alla radioterapia convenzionale è l'obiettivo del progetto Hi-Roc, in modo da individuare le terapie più efficaci. Finanziato in Italia dalla Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica con quasi 500mila euro, il progetto punta a individuare i tumori con ipossia, le cui cellule soffrono per la carenza di ossigeno e contro i quali potrebbero essere più efficaci nuove tecniche di radioterapia, come quella con ioni di carbonio. Il progetto Hi-Roc (Targeting Hypoxia with heavy ions to gain control of RadiOresistant Cancers) è coordinato dal Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (Cnao) di Pavia e coinvolge Istituto Nazionale Tumori di Milano, Politecnico di Milano, le università di Heidelberg e Maastricht, l'Istituto di sanità del Lussemburgo e l'azienda Neolys. "La nostra indagine si concentrerà sull'individuazione di un biomarcatore globale di ipossia, ovvero la carenza di ossigeno nelle cellule neoplastiche e nel microambiente tumorale", osserva in una nota la coordinatrice del progetto Ester Orlandi, di Cnao e Università di Pavia. "L'ipossia - prosegue - determina resistenza alla radioterapia convenzionale con fotoni ed è, pertanto, causa di fallimento terapeutico; limita, invece, in misura molto minore l'efficacia della radioterapia con particelle pesanti, in particolare gli ioni carbonio". Attualmente la scelta del tipo di radioterapia (con fotoni o con ioni carbonio) si basa solo sullo stadio al quale si trova il tumore e sulle sue caratteristiche istologiche, ma non sulle caratteristiche biologiche come l'ipossia. Questo accade perché al momento non c'è un biomarcatore specifico dell'ipossia, ossia una sorta di spia che permetta di individuare questa condizione. Il punto di partenza sarà l'analisi dei dati clinici, biologici e radiologici di circa 200 pazienti già trattatati con la radioterapia convenzionale, in accordo agli standard esistenti e di cui sono noti i risultati clinici. Quindi lo studio pilota Hyperion permetterà di fare un passo ulteriore nel riconoscimento dell'ipossia. Fra gli obiettivi del progetto c'è lo sviluppo del prototipo di dispositivo medico in vitro per la quantificazione del biomarcatore di ipossia.
A.Silveira--PC