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Viva Verdi!, doc tra Milano e Usa punta all'Oscar
Lavoro di Yvonne Russo racconta la casa di riposo per musicisti
(di Lucia Magi) Giuseppe Verdi non ha lasciato solo la sua musica in eredità al mondo, ma anche un posto per chi quella musica l'ha portata sul palco. Con i proventi delle sue Opere - da La Traviata a Rigoletto fino a Otello - il compositore acquistò una villa neogotica nel cuore di Milano e la trasformò in una casa di riposo per musicisti professionisti che, arrivati all'età della pensione, non potevano più contare su entrate sufficienti. Casa Verdi ha accolto da allora oltre 1.500 artisti e oggi conta circa 65 residenti: cantanti d'opera, pianisti, ballerini, direttori d'orchestra, per lo più ultra ottantenni, che tra stanze affrescate e mobili antichi continuano a esibirsi e a insegnare ai giovani. La loro vita quotidiana è diventata il cuore del documentario 'Viva Verdi!' dell'italo-americana Yvonne Russo, che questa settimana è in sala a Los Angeles prima di iniziare la corsa per gli Oscar. "Casa Verdi è un luogo magico e un po' misterioso: molti italiani non sanno nemmeno che esista - dice la regista all'ANSA - Io l'ho scoperta nel 2010, durante un lavoro per National Geographic insieme al fotografo David Yoder. Dovevamo mappare luoghi autentici e non turistici di Milano. Appena sono entrata, ho capito che un giorno avrei voluto raccontarne la storia: la musica può costruire una comunità e rendere dignitosa, completa e leggera la vecchiaia". "Quando Yvonne mi ha proposto il progetto, ho subito detto di sì. Lavorare su Verdi in Italia, era un sogno per me", aggiunge la produttrice Christine La Monte, che fa parte dell'Opera League. Entrambe hanno radici italiane: "I miei nonni sono nati lì e sono cresciuta in mezzo a una tribù di italo-americani a Baltimora, nello stato di New York. Uno dei ricordi più dolci della mia infanzia è mia nonna che cucina per tutti la domenica, con l'Opera a tutto volume come sottofondo", ricorda La Monte. Russo è cresciuta con la madre nativa americana della tribù dei Lakota, ma il padre aveva origini calabresi: "Si sono separati quando ero neonata. A posteriori credo che questo progetto sia stato anche un modo di avvicinarmi alle mie radici". 'Viva Verdi!' - che parla italiano anche per il montaggio, affidato a Federico Conforti, livornese di base a Los Angeles, già premio David di Donatello per 'Lo chiamavano Jeeg Robot' - intreccia con delicatezza le storie di alcuni degli ospiti della casa di riposo, orchestrando un racconto corale, commovente ma leggero, di come la musica crei legami che durano una vita. Il tenore Claudio Giombi è la voce principale, "colto, pieno di libri, appassionato tanto da insegnare ancora ai giovani studenti stranieri che vivono nella residenza", lo descrive Del Monte. "Lo scambio tra generazioni è l'essenza della Casa", aggiunge Russo. "Abbiamo voluto raccontare la gioia, non la malinconia di chi si avvicina alla morte e spesso ha perso il partner di una vita", precisa La Monte. Il film ha sottoposto all'Academy anche il brano originale 'Sweet Dreams of Joy' scritto per l'occasione dal compositore Nicholas Pike. Dopo vari festival e le proiezioni in sala a Los Angeles, il documentario verrà proposto il 24 ottobre proprio a Casa Verdi, a Milano.
L.Mesquita--PC
